sabato 30 luglio 2011

E Obama manda l'America in default



Obama ha creato i presupposti del default degli USA con una politica di spesa pubblica (e sanitaria) assolutamente dissennata. Adesso Obama sta spingendo gli USA direttamente al default, impuntandosi, per motivi elettoralistici, a voler aumentare di parecchio le tasse, per potersi poi presentare ai più poveri come il loro vendicatore e essere rieletto.
Ovviamente i repubblicani non ci stanno a questo atto suicida, che colpirebbe il loro elettorato senza dare nessun tipo di beneficio al Paese e anzi causando un crollo della crescita e la fuga degli investitori.
Obama gioca al tanto peggio tanto meglio, ma immagino che per decine di milioni di Americani questi siano giorni da incubo.

giovedì 28 luglio 2011

E lo spread cresce...

Sapete a quanto è arrivato lo spread tra gli interessi pagati dallo Stato italiano e quelli pagati dallo Stato tedesco? A 321 punti. Cioè significa che noi italiani paghiamo il 3,21% in più di interessi sul nostro debito pubblico rispetto ai tedeschi. Ed è ovvio che questa differenza aumenterà, i tedeschi hanno i conti pubblici a posto ed un'economia in crescita, noi i conti pubblici disastrati e un'economia imballata.

martedì 26 luglio 2011

L'America in default?

E' molto difficile che, tecnicamente, l'America vada in default. Molto più probabilmente subirà un declassamento da parte della agenzie di rating, a meno che il Presidente Obama non abbandoni la sua pretesa di alzare le tasse.
La strada per il risanamento finanziario, infatti, passa decisamente per l'abbattimento della spesa pubblica, non per l'innalzamento delle tasse. In questa situazione l'oro non può che rafforzarsi ulteriormente. Il consiglio che do a tutti coloro che vogliono investire in oro è farlo in modo discreto, depositandolo (FISICAMENTE) in stati che garantiscono la certezza del diritto come la Svizzera. Stati come l'Italia, quando arriveremo ai default a catena degli stati nazionali, probabilmente confischeranno l'oro fisico detenuto dai cittadini per investimento, dando in cambio valuta che vale molto ma molto meno della carta sulla quale è stampata.

mercoledì 20 luglio 2011

I mercati puntano sull'oro

Abbiamo parlato spesso, in questi giorni, della grande crisi del debito sovrano che sta colpendo l'Europa e il mondo intero. I mercati stanno puntando sull'oro perché è l'unico bene rifugio veramente sicuro. Prima di procedere a pubblicare un articolo interessante reperito su internet, vorrei ricordare a tutti i privati cittadini che volessero mettere al riparo i risparmi di una vita, di investire solo su oro fisico e di metterlo al sicuro in stati che garantiscono la certezza del diritto, come ad esempio la Svizzera.

È una corsa senza freni, quella dell'oro. Dopo aver sfondato ieri la quota psicologica dei 1.600 dollari l'oncia, le quotazioni del metallo giallo continuano a salire. Il lingotto per consegna immediata ha toccato questa mattina i 1.610,10 dollari l'oncia sul mercato londinese, mettendo così a segno il dodicesimo rialzo consecutivo, il più lungo dal 1920.

Ma a segnare un record sono anche i valori in altre valute: in euro, l'oncia d'oro vale 1.145 euro; in sterline, 1.005. Il massimo di tutti i tempi. È la conferma che il boom di acquisti prosegue nonostante il recente rafforzamento del dollaro (valuta in cui sono quotate i listini auriferi), elemento che in teoria rende il lingotto meno appetibile. A correre nelle ultime sedute è stato anche l'argento, le cui quotazioni, seppure in lieve calo rispetto alla seduta di ieri, oggi si mantengono sul livello di 40 dollari l'oncia.

A far da propellente al rally sono ancora una volta i timori sull'allargamento della crisi dei debiti sovrani nell'Eurozona e le incertezze sulla tenuta della ripresa economica a livello globale. Ma gli elementi rialzisti non mancano: una spinta agli acquisti arriva dagli Stati Uniti, dove non si placano i dubbi sul rischio di un temporaneo default in mancanza di un accordo sul rialzo del tetto del debito. Senza contare che proprio nei giorni scorsi è stata avanzata l'ipotesi (poi ridimensionata da Ben Bernanke) che la Federal Reserve possa iniettare nuova liquidità sui mercati, in un quella che rappresenterebbe una terza tornata del quantitative easing.

In uno scenario così incerto, l'oro diventa inevitabilmente l'asset rifugio per eccellenza, grazie alla sua capacità di conservare valore soprattutto nelle fasi più volatili.
L'outlook della maggioranza degli analisti rimane fortemente positivo. Secondo Bank of America-Merrill Lynch la pressione spingerà in alto i prezzi per i prossimi dieci anni. Barclays, prima ribassista, ora stima una forchetta di 1.600-1.650 dollari l'oncia per l'intero secondo semestre dall'anno. Ma non manca anche chi si sbizzarrisce con previsioni a 3mila o persino 5mila dollari l'oncia nei prossimi due o tre anni. Rischio bolla o meno, chi è convinto della fase bullish tiene a ricordare che, nonostante i record attuali, l'oro non è ancora arrivato al livello del 1980, quando il valore di un'oncia, corretta per l'inflazione, era pari a 2.395 dollari. Un margine potenziale di crescita, puramente teorico, del 49%.

martedì 19 luglio 2011

Perché gli USA sono più fortunati dell'Europa



Chi segue il forex avrà sicuramente notato che euro e dollaro sono egualmente deboli, possiamo dire che sono due debolezze a confronto.
Ma si tratta di due debolezze molto diverse. La debolezza europea è frutto di un debito pubblico immenso, accumulato per le pressioni dei sindacati e che non si riesce ad arginare o ripagare in nessun modo. Insomma, pagare il debito è difficile finché non si riformano le pensioni e non si taglia in modo draconiano la spesa pubblica. Ma questo si sa è impossibile per l'opposizione dei sindacati. Quindi possiamo dire quasi con certezza che sicuramente vedremo default a catena di stati sovrani.
Dall'altra parte il problema degli USA si chiama Obama che si ostina a voler aumentare le tasse.
La differenza è semplice: se nel 2012 gli americani manderanno a casa Obama, i problemi finanziari degli USA saranno risolti. Gli Europei, invece, non hanno una via di uscita così facile. Ecco perché gli USA stanno di gran lunga meglio.

lunedì 18 luglio 2011

Mercati impauriti: oro a 1600 dollora l'oncia



Continua la corsa dell'oro, una corsa che ormai sembra davvero senza limiti. Pensate che l'Oro è appena arrivato alla ragguardevole quotazione di 1600 dollari l'oncia, davvero un record assoluto.
In effetti in un momento in cui le borse crollano e gli stati nazionali sembrano sull'orlo di un default collettivo, l'oro sembra l'unico investimento sicuro. Ma bisogna stare attenti: secondo me quando la crisi sarà più dura, gli stati (Italia in testa) proibiranno il possesso personale dell'oro e costringeranno coloro che posseggono legalmente oro a venderlo allo stato ad un prezzo stracciato.
Se si vuole proteggere il proprio investimento in oro bisogna collocarlo fisicamente in paese con certezza del diritto e rispetto dell'investitore, come la Svizzera.

sabato 16 luglio 2011

Se le banche italiane hanna passato lo stress test...



...figuriamoci le banche che non lo hanno passato in che condizioni sono. E' un segreto di Pulcinella che le banche italiane siano tutt'altro che solide, e tra l'altro hanno in pancia un sacco di mutui che molto presto smetteranno di essere pagati. Con le case che, di fatto, non valgono più niente, le banche si troveranno presto nei guai. Guai grossi, per intenderci, da portare i libri in tribunale. E i mercati tutto questo lo sanno.

venerdì 15 luglio 2011

Banca Popolare crea una banca unica?



Banca Popolare, gruppo quotato in borsa e che contralla diverse banche popolari come Popolare di Verona, Popopolare di Novara, Popolare di Lodi e Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno avrebbe presentato alla Banca d'Italia un piano per fondere tutte le banche controllate in un'unica banca. Piano ammirevole perché consente di tagliare i costi, ma quello che ci chiediamo è "perché non è stato fatto prima?".
In effetti è una situazione tipicamente italiana: avere tante piccole banche consente di moltiplicare i presidenti, i consigli di amministrazioni, i consigli di sorveglianza ecc...e così si possono pagare tanti amici e amici degli amici. A pagare, ovviamente, è il mercato nella sua totalità che perde efficienza. Adesso i venti di crisi (attenti alle banche medie e piccole italiane, la bolla immobiliare in Italia non è ancora scoppiata e quando scoppierà saranno dolori) spingono ad aumentare l'efficienza. Ma questo doveva già essere stato fatto da molto tempo.

giovedì 14 luglio 2011

Spread più alti? Interessi più salati

Spesso agli occhi del pubblico sfuggono alcune ovvie considerazioni. Ad esempio se si dice che lo spread, cioè la differenza, tra i tassi di interesse pagati per il debito italiano e quelli pagati per il debito tedesco aumenta, significa che pagheremo interessi più alti.
E a pagare siamo tutti, ricordiamocelo sempre, perché questi interessi vengono pagati con le nostre tasse.
A molti la situazione attuale appare un semplice fatto dei mercati finanziari, ma immaginatevi che sono soldi vostri che escono dalle vostre tasche. E dopo aver immaginato questo, aprite gli occhi. E cominciate a pretendere il pareggio di bilancio anche voi, unico spiraglio di salvezza per l'Italia.

mercoledì 13 luglio 2011

Tutta colpa della speculazione?

Molto spesso i politici, quando parlano della grave crisi che sta colpendo l'Italia in questo momento, parlano delle colpe della speculazione. Ma è una frottola. L'Italia adesso è a rischio perché negli anni '80 una classe politica dissennata ha accumulato un debito pubblico spaventoso. Debito pubblico che costa fior di interessi e che di fatto blocca la crescita dell'Italia.
E siccome ci troviamo in una fase di tassi di interesse in decisa crescita, il debito ci costerà sempre di più.
Non possiamo accusare la speculazione per i nostri attuali problemi: quando si chiedono soldi in prestito bisogna sempre mettere in conto che prima o poi i soldi andranno restituiti.

martedì 12 luglio 2011

Default


La parolina magica che inizia a girare per i mercati è default. E stiamo parlando del default degli stati, la crisi del debito sovrano si sta avvicinando. Cerchiamo di capire che non è colpa della speculazione, semplicemente il fatto è che quando si chiedono soldi in prestito bisogna restituirli e bisogna pagare anche gli interessi. E chiedere prestiti per pagare gli interessi non è affatto una buona politica. Molti stati europei e gli USA sono sul ciglio del burrone: non so se è possibile ancora fermare la corsa forsennata verso il precipizio, ma è doveroso almeno provare.

venerdì 8 luglio 2011

Tremonti pensa solo ai mercati

Qualcuno dice che Tremonti pensa solo ai mercati e non agli elettori. Se fosse vero, e in parte lo è, sono questi i politici di cui abbiamo bisogno. Politici che si rendono conto dell'importanza del mercato dei titoli pubblici, del forex, delle azioni e non pensano solo a coltivare il loro orticello o a compiacere in modo servile i sindacati.
Senza i sindacati l'Italia sarebbe un Paese più prospero, dove ci sarebbe quindi più ricchezza da ridistribuire per tutti.

mercoledì 6 luglio 2011

Continua la crisi del debito sovrano in Europa

Dando una rapida occhiata alle quotazione forex pubblicate qui a fianco vi potete rendere conto rapidamente di come i mercati valutari sono spaventati dalla crisi del debito sovrano, che continua imperante a dominare i pensieri degli operatori. Oggi tocca al Portogallo che si è visto tagliare il rating. Il problema è uno solo: se si contraggono dei prestiti, prima o poi arriva il momento di ripagarli. E se le uscite superano le entrate bisogna avere il coraggio di tagliare la spesa, visto che aumentare le entrate precipiterebbe l'economia nel baratro.
Se i sindacati non consentono ai governi di fare questo, allora qualsiasi manovra è inutile, il default è inevitabile, tanto meglio sarebbe accettarlo da subito.

martedì 5 luglio 2011

Assicurazioni europee solide? Io non ci credo

Io non credo una parola a quanto è scritto nell'articolo che vi pubblico subito sotto. Perché le compagnie assicurative europee sono tutto meno che solide, e statene certi che presto ne vedremo delle belle.

Il risultato, nel complesso, è rassicurante. Le compagnie di assicurazione europee sono patrimonialmente solide e, nella maggioranza dei casi, resisterebbero anche a violenti shock dei mercati finanziari oltre che ad una significativa fiammata inflazionistica. Dicono questo gli stress test effettuati nei primi mesi dell'anno dall'Eiopa, l'autorità europea delle polizze, che ieri ne ha comunicato i risultati aggregati.

A fine 2010 il surplus sul livello minimo di capitale previsto dalla nuova regolamentazione di Solvency II (il Mcr, minimum capital requirement) delle compagnie partecipanti ai test, circa il 60% del totale, si attestava a 425 miliardi di euro. E l'avanzo di patrimonio regolamentare sarebbe soltanto attenuato, ma non incenerito, nell'ipotesi di un peggioramento moderato dei mercati (-92 miliardi) ed anche nel caso di uno stress più severo che includa una caduta del 15% delle Borse del 25% delle proprietà immobiliari e di 62-125 punti base dei tassi d'interesse (-150 miliardi).

Perfino l'eventualità di un'ulteriore crisi dei rischi sovrani avrebbe effetti tutto sommato sopportabili per le imprese assicurative del continente (33 miliardi). Nel complesso, a fine 2010, soltanto una compagnia su dieci scenderebbe sotto il livello minimo di capitale in caso di scenario «avverso». Per l'Eiopa e, ancora di più, per l'associazione degli assicuratori europei (Cea) i risultati del test confermano la solidità delle compagnie del continente.

Ma quei dati vanno interpretati. Innanzitutto il campione delle imprese che hanno partecipato all'esercizio non è completo. In Italia era obbligatorio (e quindi l'adesione è stata del 100%) ma altrove la partecipazione era facoltativa. All'appello mancano circa il 40% del mercato continentale ed è almeno lecito dubitare che, tra gli assenteisti, sia più ampia la percentuale di compagnie con spalle patrimoniali più deboli. I dati del regulator, poi, sono aggregati e non sono stati forniti risultati distinti per società o Paese. L'Italia - secondo dati di mercato - dovrebbe trovarsi in una situazione più favorevole di quella media europea. Ma, ad esempio, dall'Eiopa non è giunta alcuna indicazione sullo stato di salute delle imprese greche che, a giudizio dello stesso presidente dell'associazione di categoria, sono pericolosamente vicine alla bancarotta.

Gli effetti degli stress test inoltre sono distinti per ciascuno scenario ma se un turmoil innescasse un effetto domino - ad esempio un andamento «avverso» che includesse anche il debito sovrano dei singoli Stati anche gli effetti andrebbero sommati.

Il regulator europeo ha utilizzato il livello minimo di capitale richiesto da Solvency II e non quello standard (lo Scr, Standard capital requirement) parametro più rigido della nuova regolamentazione prudenziale. Per fare un esempio l'ultima simulazione quantitativa di Solvency II (Qis5), relativa al 2009, attestava di un surplus di 676 miliardi per il Mcr e di 360 miliardi per lo Scr. La differente rappresentatività dei due campioni - per il Qis 5 giungeva al 67% del mercato - non consente facili giudizi sulla sensibile riduzione del Mcr che in un anno si è manifestata nelle due simulazioni (da 676 a 424 miliardi). Ma certo quei numeri lasciano intendere che la crisi del debito sovrano manifestatasi nel 2010 abbia avuto un impatto nelle compagnie del continente.

Infine fa riflettere il modo con il quale l'Eiopa ha «tarato» il rischio sovrano dei singoli Paesi. Il parametro scelto è stato piuttosto severo, ricavato in sintonia con l'Eba (l'authority bancaria dell'Ue) in base alla volatilità dei corsi dei titoli e del mercato del Cds. Per l'Italia, ad esempio, lo scenario avverso prevede un incremento degli spread sui titoli locali di ben 136 basis point (lo stesso di Malta e Cipro). A risultati del tutto diversi porta invece la tabella utilizzata dallo stesso regulator per stimare (sempre in uno scenario avverso) il credit risk dei titoli governativi «non» europei. In quello schema una classe di merito uguale a quella della Repubblica italiana (AA) avrebbe comportato uno incremento degli spread di 44 basis point, un terzo dell'aggravio che è invece stato addossato ai bond pubblici del «bel Paese».

venerdì 1 luglio 2011

Forex. l'euro perde sul dollaro

Osservate qui a fianco le quotazioni forex in tempo reale del dollaro / euro. Vi rendete conto che l'euro sta perdendo sempre di più? Provate a chiedervi perché l'euro è così debole, anche se la risposta è semplice e lo abbiamo già visto in molti post di questo blog finanziario.
L'euro è debole perché l'Europa è piena di debiti. Negli anni passati per finanziare una spesa pubblica ipertrofica sono stati chiesti troppi prestiti, dimenticandosi che sui prestiti si devono poi pagare i tassi di interesse e che i prestiti stessi vanno restituiti. Adesso i nodi stanno venendo al pettine uno a uno, Irlanda, Grecia, Portogallo, presto Spagna e Italia.
E se fino adesso le scarse dimensioni dei paesi e dei debiti relativamente modesti hanno potuto consentire salvataggi vari, quando toccherà all'Italia con il suo debito mostruoso non ci sarà salvataggio possibile. Questo i sindacati, però, fanno finta di non saperlo e non capirlo.